Udine, 11 dicembre 2021 Gian Marco Chiocci, direttore dell’agenzia stampa Adnkronos, è intervenuto al Master in Intelligence e ICT dell’Università di Udine con una lezione sul tema “Intelligence e giornalismo investigativo”. Gian Marco Chiocci, prima di essere nominato direttore di Adnokronos, è stato un giornalista investigativo per diversi quotidiani nazionali tra cui il Giornale e il Tempo, per i quali è stato autore di numerose inchieste di impatto nazionale, e di quest’ultimo ne è stato anche direttore.

Chiocci parte dalla sua esperienza personale per delineare il complesso rapporto tra il mondo dei servizi segreti e il mondo del giornalismo. Tra i casi che Chiocci ha seguito di persona, come giornalista di inchiesta, ve ne sono numerosi nei quali le inchieste giornalistiche si sono incrociate con il mondo dell’intelligence, a partire dal Niger-gate fino al caso Abu Omar.

Nel corso della sua carriera, spiega Chiocci, ha avuto a che fare personalmente con uomini dei servizi. Per questa ragione, nella sua esperienza professionale, il relatore si è dovuto porre una questione fondamentale e problematica, ovvero capire entro quali confini etici e legali deve svolgersi il rapporto tra giornalismo e intelligence. Da un lato, spiega Chiocci, questi contatti sono frequenti in quanto entrambe le professioni lavorano sulla stessa materia prima, ovvero la ricerca delle informazioni. Dall’altro lato vi è una profonda differenza nelle finalità per la quali le due figure professionali cercano le informazioni. Questa naturale condivisione dello spazio professionale pone delle problematiche per il giornalista.

Un rischio ricorrente della professione, spiega il Chiocci, è di essere sfruttato e pilotato dall’intelligence per le proprie finalità. Oppure che il giornalista decida volontariamente di appoggiare l’attività dei servizi. Il codice penale è intervenuto più volte su questo pericolo vietando prima all’intelligence di utilizzare le proprie garanzie funzionali per spiare i giornalisti e ai giornalisti di entrare a libro paga dell’intelligence. Di recente è intervenuto anche il regolamento interno dei servizi, che ha vietato gli incontri non autorizzati tra appartenenti ai servizi e giornalisti. La problematica, sottolinea il relatore, permane nonostante la legislazione.

Gian Marco Chiocci prosegue affrontando l’altra faccia della medaglia, ovvero come il giornalismo possa mettere a repentaglio la sicurezza nazionale diffondendo informazioni coperte da segreto di Stato. Infatti, ricorda il relatore, le notizie possono avere effetti pericolosi o destabilizzanti e il giornalista si può trovare a dover valutare l’opportunità di pubblicarle. In alcuni casi potrebbe intervenire direttamente la legislazione sul segreto di stato, in altri casi la delicata decisone è rimessa al giornalista o al suo direttore. In alcuni casi, vissuti personalmente da Chioggi, l’etica professionale potrebbe spingere a pubblicare trovando però un impedimento nelle leggi sul segreto.

Il direttore di Adnkronos conclude il suo intervento evidenziando come il giornalista, specialmente di inchiesta, deve cercare e pubblicare le notizie nell’interesse della collettività. In questo difficile compito l’incontro con l’intelligence comporta qualche opportunità e molti pericoli. Da un alto ogni fonte di informazioni verificabile è preziosa e porta un contributo alla verità, comprese le fonti legate all’intelligence. Dall’altro lato la disinformazione e la strumentalizzazione sono pericoli sempre reali, per i quali è necessario che il professionista abbia metodo per analizzare le notizie e capacità di verificarle. La scelta delle fonti e la valutazione della loro attendibilità è, infatti, una delle chiavi del giornalismo di qualità. Per Chiocci, l’incontro con l’intelligence per chi si occupa di certi temi è inevitabile. È la professionalità del giornalista e la solidità della redazione che gli sta dietro che permettono al giornalista di mantenere la sua indipendenza e di ricercare la verità, senza diventare vittima di strumentalizzazioni e quindi a poter utilizzare responsabilmente il proprio potere.